Il teatro popolare

Nell’ambito delle tradizioni un ruolo di primo piano spetta al “teatro popolare”, vario nei due aspetti “religioso” e “profano”. “‘A Pigghiata” (il termine nel dialetto tiriolese significa cattura, e rappresenta il punto centrale del dramma, la cattura, il proceso e la crocefissione di Gesù Cristo) e la “Decollazione di San Giovanni Battista” (si rappresenta la decollazione di Giovanni Battista voluta da Erode in seguito al suggerimento di Erodiade, moglie di suo fratello Erode Antipa e sua amante, e di Salomé), appartengono a questo primo segmento, supportati da un testo scritto, che si tramanda di generazione in generazione, ed il cui archetipo ha fatto da canovaccio ad altri lavori simili che si recitano in tanti altri paesi calabresi. Accanto e diremmo quasi in contrapposizione, “i fhorisi”, cioè gli abitanti della frazione di Ferrito, almeno dai primi decenni del novecento recitano, senza seguire un preciso testo scritto, lasciando spazio all’improvvisazione ed alla fantasia dei protagonisti “‘A Fharza ‘e Carnelevare” e “‘A Fharza ‘e Pasqua”. Nella “Fharza ‘e Carnelevare”, i personaggi di Carnelevare e Coraijsima rappresentano le abbuffate ed i lunghi digiuni interrotti dalla paciosià della Pasqua. Gli stacchi tra i vari quadri scenici sono caratterizzati da giri “d’abballu” al suono dell’organetto a ritmo dello “zumparieddu” e della “tarantella”. I personaggi della “Fharza ‘e Pasqua”, quindici in tutto, entrano di volta in volta nella “rota” ora con fare litigioso ed ora accomodante, sovegliati dal Capitanu, tutore dell’ordine pubblico che pilatescamente cerca di non scontentare nessuno.

Il teatro popolare

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